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Si propone un "viaggio" per meglio conoscere il mistero del tempo e durante il tragitto, progressivamente, si incontrano pianure, salite e scoscese pareti, ma non si è soli, ci fa da guida il pensiero di Sant'Agostino e nel procedere, passo dopo passo, comprendiamo che ci serve una virtù. Il saggio ipotizza come l'uomo abbia conosciuto il tempo, descrive la sua pratica applicazione, tratta l'interpretazione che ne hanno dato i filosofi e la teoria della relatività, e, infine, come è stato ed è vissuto dall'uomo. Ma il viaggio continua e ci chiediamo noi stessi cosa in effetti rappresenti. Nuove prospettive per passato, futuro e presente porteranno a una triste conclusione, e l'istante come noi lo immaginiamo non esiste, esso è in divenire, come il nostro mondo. Non è in un istante che nasciamo, né in un istante moriamo: dire "sono!" non ha senso, mentre lo stesso nostro libero arbitrio diventa parte di un movimento. È questo il muro del tempo! Tentiamo di guardare oltre ma non vediamo nulla, occhi inadeguati ci riconducono alla realtà. Ora e solo ora riconosciamo la virtù cercata, è l'ultima, la più piccola. Infine, testardi, proviamo ad arrampicarci su radicate convinzioni ma il tentativo di trovare un'alternativa è vano e ne usciamo vinti. Resta la Fede; e lì, da parte, solo e sempre lei, la virtù trovata. Siamo partiti per conoscere il tempo, ma la strada intrapresa ci ha condotti altrove, dove conoscere meglio noi stessi.